Fu così che,un giorno ,durante uno dei suoi viaggi in treno ,conobbe Egidio . Un bel giovane ,alto , forte, maturo, forse troppo. Grazie a lui , il noioso viaggio in treno divenne un piacevole momento d'incontro romantico .
Sylvia si sentiva particolarmente attratta da Egidio , dal suo fascino virile , dall'eleganza sobria del suo portamento, dall'eloquio curato e caldo .
Nell'attesa dell'inizio delle lezioni , i due si sedevano sulla panchina del giardinetto antistante l'edificio scolastico .
Parlavano e si guardavano negli occhi .Poi Egidio le posava un braccio sulla spalla e ,dolcemente, la tirava a sè, le prendeva il volto tra le mani , la fissava per un attimo con uno sguardo pervaso di tenerezza e di piacere e , infine, posava delicatamente le sue labbra su quelle rosee di lei .
Come un uccellino smarrito che aveva finalmente trovato il suo nido , Sylvia si lasciava stringere da quelle forti braccia sentendosi protetta , al sicuro ,mentre un brivido di piacere le attraversava il corpo e il cuore impazzito accelerava i suoi battiti .
Avrebbe potuto amarlo , se lui l'avesse amata.
Non ebbe il tempo di approfondire la sua conoscenza. L' idillio finì tristemente a causa di un malinteso .
Un giorno Egidio era andato ad aspettarla all’uscita dalla scuola . Da lontano , aveva visto la ragazza attorniata da corteggiatori , e , quasi contemporaneamente , aveva visto un giovane che la prendeva per un braccio e cercava ,con forza , di tirarla via dalla folla .
Sylvia ,con uno strattone ,si era liberata dalla presa di Michele, che non aveva accettato la fine della loro relazione .Poi ,velocemente , aveva raggiunto Egidio , il quale si stava lentamente allontanando. La scena alla quale aveva assistito aveva convinto il giovane che la figliola non fosse ancora pronta per una relazione seria .
Lei cercò di spiegare la situazione , di fargli capire che teneva sinceramente a lui
Ma Egidio, con tono mesto, le disse :”Sei ancora troppo giovane".
E cosi,com'era comparso, sparì dalla sua vita .
Fu la sua prima delusione ,il primo vero flirt sentito profondamente. Non l'avrebbe mai dimenticato.
Sylvia cercò di superare la delusione lasciandosi corteggiare dai ragazzi senza legarsi a nessuno.
Sperava in un ritorno di Egidio, che , purtroppo, non avvenne .
Frequentava l'ultimo anno di scuola quando conobbe Romano stupendo ragazzo della buona borghesia napoletana. Alto , biondo ,occhi azzurri , un corpo armonioso ,che sprizzava vitalità e attirava gli sguardi vogliosi delle studentesse,e non solo.
Era un suo compagno di classe, pur essendo maggiore di lei di 3 anni . Il classico figlio di papà viziato e con poca voglia di concentrarsi nello studio , impegnato com'era a svagarsi con le ragazze che gli ronzavano intorno .
A lui ,Sylvia era piaciuta subito , sin dal primo giorno in cui era entrato in classe .
Era stata l'unica a non mostrare interesse per lui .
A Romano piaceva quel suo viso dolce e malinconico, quei profondi occhi neri, che sembravano celare chissà quale mistero , e il suo corpo snello, pieno di vita e di morbide curve . Si sentì profondamente attratto da lei. Eccitava i suoi sensi e il cuore gli batteva all'impazzata, mentre la mente era ossessionata dal desiderio di quella ragazza che aveva “osato” ignorarlo .
Sylvia si accorse dei suoi sguardi caldi e profondi .Uno strano rimescolio dentro di sé la colse di sorpresa e la turbò. Cercò di evitare il suo sguardo . Temeva una nuova delusione.
La sua resistenza fu ,però,di breve durata . Lusingata dalla insistente corte del ragazzo ,e attratta dalla sua virile bellezza , si lasciò avvicinare e infine acconsentì che si accompagnasse a lei .
Romano era indubbiamente un bel ragazzo ,gentile ,affettuoso , forse innamorato.
La faceva sentire bella, importante, invidiata dalle compagne , che si fermavano a guardarli mentre uscivano da scuola tenendosi per mano.
Lui l'accompagnava sempre alla stazione e si fermava a coccolarla, in attesa che il treno partisse .Poi, al momento di lasciarla,la stringeva forte a se' e suggellava il suo amore con un lungo bacio ,incurante degli sguardi stupiti ed imbarazzati dei passeggeri.
Sylvia non sapeva se l’emozione intensa che le faceva accelerare i battiti del cuore fosse amore , ma non cercò di approfondire .
Le piaceva averlo al suo fianco ,le dava sicurezza e gioia . A sera si addormentava felice, pensando che il giorno seguente e ogni giorno a venire , il "suo” ragazzo sarebbe stato alla stazione ad attenderla,che l'avrebbe stretta tra le braccia e che insieme avrebbero percorso la strada fino a scuola.
Ma il destino intervenne di nuovo a mescolare le carte .
Dopo pochi mesi,la storia d'amore tra Sylvia e Romano, seppure nata sotto i migliori auspici , s'interruppe bruscamente .
Lui la pregò , implorò di non lasciarlo .Lei fu dura, impietosa ,non volle sentire ragioni
Romano era stato visto ,da alcune compagne di classe ,con una donna più matura in atteggiamento affettuoso e Sylvia , punta nel suo orgoglio, aveva posto fine a quello che avrebbe potuto essere l'amore della sua vita .
La sua fu una condanna senz'appello. Si era rifiutata di ascoltare le giustificazioni dell'innamorato ,sebbene i suoi occhi tristi esprimessero sincero dolore e pentimento.
Il giorno dell’addio , Romano la seguì ,in silenzio, fino al treno.
Quando il fischio del capostazione diede il via libera alla partenza del treno , Romano salì sul predellino della vettura e, tenendosi forte alla sbarra dello sportello , le gridò un'ultima volta :” Ti amo , ti amo “.
Poi, saltò giù e, mentre il treno s'allontanava fischiando e sbuffando , lei rimase a fissare la sua sagoma alta e aitante che si rimpiccioliva fino a scomparire nel nulla .
Un dolore sordo le opprimeva il petto mentre il suo grido d’amore continuava a risuonarle nelle orecchie .
Il giorno seguente il ragazzo sarebbe partito per il servizio di leva e non si sarebbero più rivisti. Avrebbe voluto correre da lui ,abbracciarlo, chiedergli di amarla . Ma l'esasperato orgoglio le impedì di tornare sulla sua decisione.
L'immagine di Romano aggrappato allo sportello del treno ,con i suoi occhi imploranti , il bel volto triste , turbavano spesso le notti insonni di Sylvia . Nostalgia e rimpianto s’alternavano dolorosamente nel suo petto .
La sua, era stata una decisione difficile e penosa . Perché l’aveva fatto ? Per orgoglio ? Quale orgoglio ? .
Una maschera ! semplicemente una maschera che le serviva a nascondere l’altra sua faccia ,quella della timidezza ,delle sue paure,dei fantasmi del passato : l’abbandono , la discriminazione , i vuoti d’amore .
La ragazza sembrava provare un piacere masochista ad infliggersi dolore:un dolore che manifestava col rifiuto costante del cibo .Una sorta di auto punizione inconscia che Sylvia non sapeva o non voleva spiegarsi .
La povera mamma Maria faticò non poco nel tentativo di nutrire quella sua figliola ammalata d'amore .
Se invece di offrirle del cibo, l'avesse stretta tra le braccia !
La figliola sarebbe riuscita a versare tutte le lacrime che l'orgoglio tratteneva ,forse si sarebbe confidata e avrebbe trovato conforto.
Trascorsero mesi durante i quali Sylvia si sforzò di non pensare all’amore perduto, concentrandosi seriamente nello studio delle materie scolastiche, in vista dell'incombente esame di stato ,ed evitando ogni nuovo approccio dei ragazzi .
Sovente ,mentre era intenta a studiare ,il ricordo improvviso di Romano , come pungente ago di spillo, le si conficcava nella mente, procurandole una dolorosa fitta nostalgica . Allora chiudeva il libro e lasciava libere le lacrime di scivolare sulle guance esangui.
venerdì 4 giugno 2010
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